Buddismo Tibetano, il "Canto di Mahamudra"


Mahamudra (il grande sigillo, l'Illuminazione) è al di là di ogni parola e simbolo. Ma per te, Naropa, fervente e leale, questo va detto. Il Vuoto non ha bisogno di supporto; Mahamudra non poggia su nulla. Senza compiere alcuno sforzo, restando sciolti e naturali, è possibile spezzare il giogo, e ottenere la Liberazione.


Se, guardando nello spazio, non si vede nulla, e se, allora, con la mente si osserva la mente, si distrugge ogni distinzione e si raggiunge la Buddhità. Le nubi che vagano per il cielo non hanno radici, non hanno casa; e così sono anche i pensieri discriminanti che attraversano la mente. Quando si è vista la mente universale, ogni discriminazione cessa.

Nello spazio nascono forme e colori, ma lo spazio non è macchiato né dal bianco né dal nero. Dalla mente universale emerge ogni cosa, ma essa non è macchiata né dai vizi né dalle virtù.

L'oscurità dei secoli non può velare lo splendore del sole; le lunghe ere del samsara (il ciclo delle nascite, morti e rinascite) non possono nascondere la chiara luce della Mente.

Benché ci si serva di parole per spiegare il Vuoto il Vuoto in quanto tale è inesprimibile. Benché si dica che "la Mente è una luce brillante", essa è al di là di ogni parola e simbolo. Benché la sua essenza sia il Vuoto, essa abbraccia e contiene ogni cosa.

Non fare nulla col corpo, rilassati; chiudi stretta la bocca e resta in silenzio; vuota la mente e non pensare a nulla, Come un bambù cavo, lascia che il tuo corpo riposi a suo agio, Senza dire né prendere, metti a riposo la mente, Mahamudra è come una mente che non si attacca a nulla, Praticando in questo modo, col tempo raggiungerai la Buddhità.

La pratica di mantra e paramita (le virtù trascendenti buddhiste), la conoscenza dei sutra e dei precetti, gli insegnamenti delle scuole e delle scritture non valgono a produrre la consapevolezza della verità innata; perché la mente che, piena di desiderio, insegue un fine, non fa che nascondere la luce.

Colui che tien fede ai precetti tantrici, e tuttavia discrimina, tradisce lo spirito del samara. Desisti da ogni attività, abbandona ogni desiderio; lascia che i pensieri salgano e scendano a loro piacimento, come onde dell'oceano. Colui che non viene mai meno al non-dimorare, ne al principio di non-distinzione, adempie ai precetti tantrici.

Colui che abbandona il desiderio e non si attacca a questo o a quello, coglie il vero significato contenuto nelle scritture.

Nel fuoco di Mahamudra sono consumati tutti i peccati; in Mahamudra si è liberati dalla prigione di questo mondo. Questa è la suprema fiaccola del Dharma (il sentiero spirituale): quelli che non credono in essa sono sciocchi che si dibattono per sempre nella miseria e nel dolore. Per tendere alla Liberazione bisogna affidarsi a un Guru (maestro spirituale). Quando la tua mente riceve la sua benedizione, l'emancipazione è a portata di mano. Ahimè, tutte le cose di questo mondo sono senza significato, sono solo semi di dolore. I piccoli insegnamenti conducono ad azioni; bisogna seguire solo insegnamenti che siano grandi.

Trascendere la dualità è il punto di vista regale; domare le distrazioni è la pratica regale; il cammino della non-pratica è il cammino di tutti i Buddha, percorrendolo si perviene alla Buddhità. Questo mondo è effimero come sogno o fantasma, privo di sostanza. Rinuncia a esso, abbandona la tua gente, taglia i legami della lussuria e dell'odio, e medita nei boschi e sulle montagne. Se, sciolto e senza sforzo, ti mantieni nella naturalezza, presto otterrai Mahamudra e raggiungerai il non-raggiungimento.

Taglia la radice di un albero e le foglie appassiscono; taglia la radice della mente e il samsara cade. La luce di una lampada disperde in un istante l'oscurità di lunghi kalpa (un giorno di Bhrama - pari a 4.230.000.000 di anni nel computo umano); la luce abbagliante della Mente consuma in un attimo il velo dell'ignoranza. Chi si aggrappa alla mente non vede la verità che sta oltre la mente. Chi si sforza di praticare il Dharma non trova la verità che è al di là della pratica. Per conoscere ciò che è al di là sia della mente che della pratica bisogna tagliare di netto la radice della mente e, nudi, guardare; bisogna abbandonare ogni distinzione e restare rilassati.

Non bisogna dare ne prendere, bensì restare naturali: Mahamudra è al di là dell'accettazione e del rifiuto. Poichè alaya (la coscienza la suo stato originario, prima e al di là di ogni modificazione) non è mai nata non conosce macchia ne ostruzione; dimorando nella sfera dell'innato le apparenze si dissolvono nel Dharmata (la natura incondizionata delle cose), e volontà autonoma e orgoglio svaniscono nel nulla.

La comprensione suprema trascende questo e quello. L'azione suprema unisce grande ingegnosità e assoluto distacco. La realizzazione suprema consiste nel comprendere l'immanenza senza speranza. Dapprima la mente dello yogi precipita come una cascata; a metà strada, come il Gange fluisce lenta e placida; alla fine è un vasto oceano, in cui la luce del figlio e quella della madre si fondono.

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