Sai di essere Dieci Corpi ?


Per il Kundalini Yoga, il corpo umano è composto da dieci corpi: il corpo fisico, tre corpi mentali e sei energetici. (per un'ampia raccolta di pubblicazioni sul Kundalini Yoga acquistabili online clicca qui)


"Se comprendi che tu sei dieci corpi e sei consapevole di quei dieci corpi e li tieni in equilibrio, l'universo intero sarà in equilibrio con te" (Yogi Bhajan) (leggi discorso di Yogi Bhajan sui Dieci Corpi)

I dieci corpi sono: l'Anima, la Mente Negativa, la Mente Positiva, la Mente Neutra, il Corpo Fisico, la Linea d'Arco, l'Aura, il Corpo Pranico, il Corpo Sottile, il Corpo Radiante.

Puoi immaginare i diversi Corpi come degli strati di vestiti, il corpo fisico è il cappotto che indossi per tutta la vita. Sappiamo di avere un corpo fisico, possiamo vederlo, toccarlo e sentirlo. Abbiamo anche altri corpi che sono altrettanto reali, se non di più.

La verità è che il corpo umano è composto da dieci corpi: il corpo fisico, tre corpi mentali, e sei energetici. L'undicesima incarnazione - con tutti i dieci corpi sotto la tua guida - produce un puro stato di coscienza, quando si ha la capacità di vedere tutti gli eventi come il Gioco di Dio e si riconoscere Dio in ogni cosa.

Primo Corpo: l'Anima
La parte in te collegata con l'Infinito. Il tuo infinito interiore.

Secondo Corpo: la Mente Negativa (di Protezione)
Identifica i possibili pericoli o le carenze in una situazione. Necessaria per la protezione.

Terzo Corpo: la Mente Positiva
Ti ispira, mostrando i migliori risultati possibili in ogni situazione.

Quarto Corpo: la Mente Neutra (Meditativa)
Prende le informazioni dalla Mente Negativa e da quella Positiva e decide la linea di condotta migliore utilizzando la imparziale conoscenza intuitiva.

Quinto Corpo: il Corpo Fisico
Il veicolo attraverso il quale partecipare all'esperienza terrena.

Sesto Corpo: la Linea d'Arco
La Linea d'Arco si estende da un orecchio all'altro, attraverso l'attaccatura dei capelli e la fronte. È la tua aureola, il nucleo dell'Aura.

Settimo Corpo: l'Aura
L'Aura è il campo elettromagnetico che circonda il tuo corpo. Essa agisce come un contenitore per la tua forza vitale, portando fiducia e sicurezza.

Ottava Corpo: il Corpo Pranico
Attraverso il respiro, il Corpo Pranico porta continuamente la forza vitale e l'energia nel tuo sistema.

Nono corpo: il Corpo Sottile
Il Corpo Sottile corpo ti aiuta a vedere oltre la realtà immediata della vita, al sublime gioco universale che sta al di là.

Decimo Corpo: il Corpo Radiante
Il Corpo Radiante dà regalità spirituale e luminosità.

L'Undicesima incarnazione
Undici rappresenta la corrente sonora, la fonte dell' Infinito da cui provengono tutti i Mantra. In questo stato puoi dirigere il gioco di tutti e dieci i corpi; undici li contiene tutti. puoi indirizzare tutte le parti del tuo essere da un impersonale e ampio spazio che consente all'Infinito di fluire attraverso te, in ogni momento.

Come Yogi Bhajan ha spiegato: "Quando il Dio in te e l'umano in te sono parallelamente all'unisono, allora sei un 11. Non hai dualità, hai la visione divina e la verità scaturisce da te. Non c'è bisogno di trovare qualcosa al di fuori di te. I gioielli sono tutti in te - si è ricchi dentro, hai la soddisfazione e la contentezza".

Fonte: Yogi Bhajan, The Aquarian Teacher; Traduzione di Onkar Singh Roberto

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L'Induismo


Sanatana Dharma: religione eterna e universale. Il Dharma esiste, come spirito delle religioni, nel cuore di ogni essere. (Per un'ampia selezione di libri sull'Induismo clicca qui)


"Unite i vostri propositi, unite i vostri cuori. Possano i vostri spiriti essere uno nel dharma. Possiate voi abitare a lungo insieme in unità e concordia." (Rig Veda)

Una religione senza inizio e senza fine. Il Sanatana Dharma è eterno, è sempre esistito e non ha subito l'intervento dell’uomo, quindi è apaurusheya.

"All’inizio il non esistente non era, né era l’esistente; la terra non era né il firmamento, né ciò che è oltre; non vi era né morte né immortalità; non vi era segno né della notte né del giorno. Quell’Uno respirava senza estraneo respiro, con la propria natura, oltre a lui non vi era nulla. All’inizio sorse la divina volontà, questo fu il primo seme della mente del Creatore. Quelli che possono vedere oltre unendo la loro mente al loro cuore, trovano il vincolo che lega l’esistente al non esistente, il non esistente esistendo nell’esistente." (Nasadya Sukta)

Il Sanatana Dharma non è una religione rivelata ma, secondo la stessa definizione del termine, è eterna, accompagna l'uomo nell'eterno ciclo. Si basa sull'autorità delle sacre scritture, i Veda, e comunque questa accettazione non fa dell'induismo una religione dogmatica o soggetta a qualsiasi autorevole personalità. Esso si basa essenzialmente sull'esperienza, sulla tradizione e l'obbedienza alle ingiunzioni vediche, sebbene essa non significhi schiavitù della ragione, ma al contrario stimoli la ricerca filosofica e spirituale, sotto la regia di una sovrana libertà.

L'enorme varietà dei punti di vista che troviamo è proprio dovuta a questa estrema capacità di ricerca; nel Sanatana Dharma quindi questa miriade di fedi, culture e filosofie, a volte anche distanti teologicamente tra loro, manifesta punti di convergenza comune, quali la reincarnazione, il Karma, la possibilità di liberazione, l'unicità di Dio, sebbene si esprima in una miriade di espressioni nello straordinario pantheon induista.

Da questi dati si possono dedurre tre caratteristiche fondamentali dell'induismo: è un insieme di culti, credi e tradizioni (è quindi un insieme di religioni); l'assenza assoluta di gerarchia; la totale assenza di proselitismo. Questi fattori fanno sì che l'induismo in Occidente non abbia una diffusione metodica e che si diffondano le tradizioni per una libera scelta di appartenenza ad un linguaggio spirituale. Il riconoscersi nell'induismo non implica nessuna conversione, ma diventa un'esigenza interiore nel momento in cui si comprende a fondo che quel tipo di tradizione usa un linguaggio spirituale che si sente come proprio.

Concetti fondamentali dell'Induismo

L'Induismo è una religione monoteista, crede in un unico Dio, si afferma infatti: "Dio è Uno, ma i saggi lo chiamano con nomi diversi" un Dio unico che si esprime in infiniti modi e forme - centinaia sono le divinità del panteon indù, differenti espressioni del Divino - affinché ogni essere umano possa trovare la strada per realizzarlo. L'Induismo è unità nella diversità, esso è una religione estremamente liberale, tollerante e universale:

"Vedi l'unità nella diversità, l'Uno divino appare nelle molte forme, immensa è la sua vastità, indescrivibile la sua gloria. Tutte le infinite terre, i soli e i pianeti che sono visti e quelli oltre la nostra percezione, esistono per suo comando. Accesa in varie forme, l'eterna fiamma è Una. Illuminando il mondo con i raggi dorati all'alba, dipingendo le nubi della sera con cangianti colori, il sole è uno."
Composto da una miriade di fedi, culture e filosofie, unisce milioni di persone nel mondo attorno a grandi principi di base, rispettando le reciproche diversità e valorizzando la particolarità di ogni individuo.

Nell'induismo sono comprese molte tradizioni spirituali, che sono come differenti strade che conducono alla stessa meta: Dio è Uno e appare in molte forme, ma ogni forma è Lui.

"Conosce la verità chi conosce questo Dio come Uno. Né secondo, né terzo, né quarto Egli è chiamato; né quinto, né sesto, né settimo Egli è chiamato; né ottavo, né nono, né decimo Egli è chiamato; Egli sopravvive a tutto ciò che respira e non respira; egli possiede il potere supremo. Egli è Uno, Uno solo, in Lui tutti i poteri divini diventano Uno soltanto."  (Atharva Veda)

L’induismo crede in un unico Dio, che si esprime in infiniti modi e forme, affinché ogni essere umano possa trovare la strada per realizzarlo.

Karma è responsabilità
La possibiltà di realizzare la propria natura divina attraverso l’azione consapevole.

"È detto che una persona consiste di desideri. Come è il suo desiderio, così è la sua volontà. Com’è la sua volontà, così è la sua azione. Qualsiasi azione si compia, quella si raccoglierà. Come si agisce così si diventa. Si diventa virtuosi per azioni virtuose, si diventa cattivi per cattive azioni." (Bhagavadgita)

La legge del karma non è rassegnazione o fatalismo, bensì responsabilità nell’agire: "ciò che si semina si raccoglie". La sofferenza nasce da avidya, l’ignoranza. Seguendo il dharma e attraverso l’agire disinteressato, l’uomo supera i condizionamenti da lui stesso generati e conquista l’unica vera libertà, quella dal proprio ego.

Samsara, il ciclo delle incarnazioni
La nascita e la morte non sono altro che momenti di mutamento nell’eterno flusso della vita.

"Come un uomo smettendo i vestiti usati, ne prende altri nuovi, così proprio l’anima incarnata, smettendo i corpi logori, viene ad assumerne altri nuovi." - (Bhagavadgita)

Samsara è il cerchio della nascita, della morte, della rinascita, della nuova vita e poi ancora della morte, e così all’infinito. La fruizione dei desideri accumulati nelle esperienze è la spinta essenziale che, fino al suo totale esaurimento, determina il fenomeno di ritornare in un altro corpo. Dissolvendo il velo della separazione e dell’ignoranza, si realizza lo scopo unico della vita, la realizzazione del Sé immortale.

Purushartha, i quattro scopi della vita.
Principi che regolano la vita dell’uomo nel suo divenire: il loro conseguimento mira alla realizzazione di un’esistenza felice, soddisfacendo i bisogni materiali e spirituali in armonia con le norme etiche e in vista dello scopo ultimo.

Dharma, l’ordine etico universale
Il principio che mette in armonia gli altri scopi dell’esistenza e rappresenta le leggi etiche universali che governano tutto il cosmo manifesto.

Artha, il benessere
La realizzazione del benessere in generale, in relazione anche alle condizioni materiali e ai mezzi necessari per mantenere un buon stato di salute e una condizione sociale soddisfacente.

Kama, il desiderio
Il desiderio che sostiene qualsiasi azione conforme al dharma e un’armoniosa fruizione dei piaceri sensoriali e dei beni di cui si dispone.

Moksha, la liberazione
Liberazione dal ciclo delle incarnazioni e dalla schiavitù dell’ego, per riconoscere quello che siamo sempre stati, uno in Dio e uno con Dio. Fine ultimo della vita e compimento di un lungo cammino evolutivo è il riconoscimento, a cui ogni essere vivente giungerà, della propria natura divina o meglio che l’unica Realtà, al di là della illusorietà del mondo, è Dio

Fonte: Unione Induista Italiana (Per un'ampia selezione di libri sull'Induismo clicca qui)
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Dhan Dhan Ram Das Guru, il Mantra dei Miracoli


Questo è uno dei Mantra più utilizzati nel Kundalini Yoga e serve per rendere possibile l'impossibile. (Per acquistare online i Mantra del Kundalini Yoga clicca qui)


Questa preghiera Sikh o Shabd è in onore di Guru Ram Das; colui che è capace di manifestare miracoli. Questa Shabd è cantata per portare miracoli nella vostra vita. L'impossibile diventa possibile. Quando la vita sembra bloccata, lodate il dominio di Guru Ram Das, il regno della vera Realtà. Il regno del cuore, della Mente Neutra, dove tutte le cose diventano pure.

Testo:

DHAN DHAN RAAM DASS GURU
JIN SIRI-AA TINE SAVAARI-AA

PURI HO-II KARAAMAAT
AAP SIRJANAHAARIA DHAARI-AA

SEKHII ATE SANGATEE
PAARBRAHM KAR NAMASAKAARI-AA

ATAL ATHAAHO ATOL TU
TEYRAA ANT NA PAARAAVAARI-A

JINI TU (n) SEYVI-AA BHAA-U KAR
SEY TUDH PAAR UTAARI-AA

LAB LOBH KAAM KRODH MOHO
MAAR KADHE TUDH SAPARVAARI-AA

DHAN SU TEYRAA THAAN HE
SACH TEYRAA PEISAKARI-AA

NAANAK TU LEHNAA TU HE
GUR AMAR TU VICIHAARI-AA
GUR DITHAA TAA (N) MAN SAADHAARI-AA

Traduzione:
Beato, beato è Guru Ram Das; Colui che ha creato Te ha anche esaltato Te. Perfetto è il Tuo miracolo, il Creatore Ti ha messo su un trono. I Sikh così come tutte le persone consapevoli Ti riconoscono perché manifesti il Creatore. Tu sei immutabile, insondabile e incommensurabile; Tu non hai fine o limitazione. Tu sei immutabile, insondabile e incommensurabile; Quelli che Ti servono con amore sono trasportati attraverso il mare dell'esistenza. I cinque ostacoli della lussuria, dell'ira, dell'avidità, dell'orgoglio e dell'attaccamento: Tu li hai sconfitti e mandati via. Beato è il tuo regno, e Vera è la tua gloria magnifica. Tu sei Nanak, Tu sei Angad, e tu sei Amar Daas; Quando ti riconosco, la mia anima è confortata.

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Cos'è il Kundalini Yoga


Il Kundalini Yoga è conosciuto come lo "yoga degli angoli e dei triangoli". L'uso di angoli particolari nelle posizioni di questa disciplina, il controllo del respiro, il tenere alcune mudra (posizione delle mani) e la recitazione dei mantra sono le ragioni principali dell'efficacia delle tecniche del Kundalini Yoga. (Per un'ampia raccolta di pubblicazioni sul Kundalini Yoga acquistabili online clicca qui).


Certe angolazioni favoriscono la secrezione delle ghiandole: quando ci si rilassa dopo una tecnica, le secrezioni ghiandolari che sono state stimolate hanno l'opportunità di circolare liberamente. Il risultato è un sistema ghiandolare bilanciato che ha un effetto dimostrato sulla nostra stabilità emotiva.

Attraverso la pratica di questa disciplina si può ottenere un corpo sano, sviluppare una mente equilibrata e ridurre lo stress. Si entra in contatto con la propria parte infinita, la propria innata saggezza interiore come se si aprisse una porta sul proprio pieno potenziale. Ciò rende la persona radiosa, serena, forte ed in grado di fronteggiare con uno stato d'animo diverso le sfide della vita. Lo Yoga non cambia la vita intorno a noi ma modifica il nostro modo di rapportarci ad essa.

In cosa il Kundalini Yoga è diverso dagli altri tipi di Yoga ?
Negli ultimi anni il proliferare, anche e soprattutto sull'onda della moda new age, di corsi di "yoga_qualcosa" ha ingenerato in chi vuole avvicinarsi per la prima volta allo Yoga una comprensibile confusione. Il Kundalini Yoga contiene gli elementi di tutte le forme di Yoga. Comprende esercizi fisici (asana), meditazione, tecniche di controllo del respiro (pranayama), recitazione di mantra, mudra (gesti) e bhand (contrazioni). E' insegnato in precise sequenze di esercizi (kriya) ed è praticato nella sua forma pura e completa. L'insegnante non inventa di volta in volta una posizione o una sequenza, ma si limita a condividere con la classe la propria esperienza salvaguardando la purezza degli insegnamenti ricevuti. Questa è la garanzia dell'efficacia del lavoro che viene svolto: gli almeno 4.000 anni in cui nelle condizioni più diverse milioni di praticanti, in ogni epoca ed in ogni contesto, hanno ottenuto dei risultati tangibili sono certamente il miglior banco di prova cui si può fare riferimento.

Lo Yoga è legato o è una religione ?
No, sebbene per alcuni il fatto che lo Yoga provenga dalla tradizione indiana lo lega anche ad uno specifico orientamento religioso. In realtà si tratta di due dimensioni assolutamente diverse e distinte: la religione chiede di avere fede e credere in qualcosa; al contrario lo Yoga non può prescindere dall'esperienza diretta e personale. Il Kundalini Yoga (e in generale lo Yoga) è una 'tecnologia' per la salute e la consapevolezza che vive e si sviluppa su un piano completamente diverso da quello religioso e, per questo motivo, è praticato e dà risultati tangibili a persone di ogni credo (o atee) senza che a nessuno venga chiesto di modificare le proprie idee riguardo un argomento delicato come la propria fede. Un insegnante o un praticante che segue o meno un cammino religioso lo fa solo per una scelta personale che non è assolutamente legata alla pratica dello Yoga.

Cosa significa "Kundalini" ?
La Kundalini è l'energia della consapevolezza. Yogicamente è spiegato che questa energia giace dormiente in ognuno di noi finché, attraverso lo Yoga, la meditazione o altre discipline spirituali, si comincia a risvegliarla. Una volta che questa energia è risvegliata, noi vediamo la realtà con più chiarezza, viviamo con più consapevolezza il presente e siamo spiritualmente connessi. In poche parole, risvegliare la nostra "kundalini" significa risvegliare la nostra più profonda consapevolezza.

Chi è Yogi Bhajan ?
Yogi Bhajan è il Maestro indiano che per primo ha deciso di divulgare in Occidente la scienza, fino ad allora segreta, del Kundalini Yoga.

Che ruolo ha un insegnante di Kundalini Yoga ?
L'insegnante è un "cameriere" che (con le sue caratteristiche, il suo amore e la sua sensibilità) porge una pietanza a chi la desidera, rimanendo però sempre ben consapevole che il "cuoco" che l'ha preparata non è lui. Ciò permette all'insegnante di mantenere il giusto rispetto nei confronti degli insegnamenti (che vanno mantenuti puri) e infinita gratitudine nei confronti del Maestro.

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Specchi


Un uomo pieno di sé fece ricoprire di specchi le pareti e il soffitto della sua stanza più bella. Spesso vi si rinchiudeva, contemplava la propria immagine, si ammirava minuziosamente, sopra, sotto, davanti, dietro. Si sentiva tutto ringagliardito, pronto ad affrontare il mondo.


Un mattino, lasciò la stanza senza chiudere la porta. Vi entrò il suo cane che, vedendo altri cani, li annusò; dato che essi lo annusavano, ringhiò; dato che essi ringhiavano, li minacciò; dato che minacciavano, abbaiò avventandosi su di essi. Fu una lotta spaventosa: le battaglie contro se stessi sono le più terribili che ci siano ! Il cane morì, sfinito.

Un asceta passava di là mentre il padrone del cane, desolato, faceva murare la porta della stanza degli specchi.

- Questo luogo può insegnarti molto, gli disse, lascialo aperto.

- Che intendi dire ?

"Il mondo è neutro quanto i tuoi specchi. A seconda che siamo ammirativi o ansiosi, esso ci rimanda ciò che gli diamo. Se sei felice, il mondo lo è. Se sei inquieto, lo è anch'esso. Vi combattiamo incessantemente i nostri riflessi e moriamo nello scontro. Questi specchi ti aiutino a capire: in ogni essere e in ogni istante, felice, facile o difficile, non vediamo né le persone né il mondo, ma la nostra sola immagine. Se lo capisci, ogni paura, ogni rifiuto, ogni lotta ti abbandoneranno."

tratto da "Racconti dei saggi dell'India", L'ippocampo Editore. Milano 2009
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Guru Nanak Dev Ji di Hari Simran Singh Khalsa


Sat Nam. L’immagine di Guru Nanak che trovate, sembra sospesa nel tempo, matrice di altre immagini che racchiudono invece un tempo, un’ora, un momento del vissuto. Yogi Bhajan diceva che è il ritratto che meglio riproduce le caratteristiche somatiche di Guru Nanak.


Il corpo del Guru è dorato perché incorruttibile come l’oro. Ma il corpo è anche la manifestazione del Guru: la Sua Parola. Il corpo è la Shabad, ciò che è capace di tagliare l’ego. La mano destra e il piede destro sono visibili mentre rimangono nascosti la mano sinistra e il piede sinistro: questo suggerisce l’idea che il Guru ha una parte manifesta che può essere conosciuta, mentre c’è una parte che è misteriosa e inconoscibile.

Possiamo infatti attraverso una pratica sincera di ascolto e di integrazione, capire e seguire i suoi insegnamenti, ma non possiamo cogliere la Sua Saggezza e la fonte originaria di Essa. A meno che non diventiamo noi stessi Nanak: L’Unità nella dualità.

L’immagine del corpo fisico è avvolta, quasi incastonata, come la montatura di un gioiello, da un mantello blu. Blu come la notte in cui si staglia la luce della Conoscenza, blu come il sangue privo di ossigeno che nelle divinità indiane è sinonimo di divino, della capacità di vivere senza il bisogno di respirare, blu come l’austerità di chi vive senza sprechi, un mantello blu per ricordare la morte che ci accompagna in ogni momento, blu come la trasformazione che è l’orma di ogni passo. Ai lati di Guru Nanak scorrono due fiumi. L’avvento di Guru Nanak trovò un’India confusa nei vortici della dualità: alla separazione tra le scelte ascetiche di una parte della società, cosiddetta spirituale, e quelle della maggioranza della società, che era coinvolta negli obblighi degli impegni sociali, si aggiungeva il confronto tra la religione dei conquistatori e imperatori Moghul, L’Islam, e le religioni che si erano affermate e radicate nella penisola indiana, prima fra tutte la multiforme religione Indù.

Nanak è sintesi, è ciò che si trova lungo il percorso spirituale di questi grandi fiumi, la loro confluenza naturale, la non dualità. Un fiume procede dalle montagne dei ghiacciai eterni, il freddo sentiero della disciplina, l’altro scorre placido dalle miti colline e dai laghi tranquilli, il caldo percorso della conoscenza.

Alle spalle di Nanak si erge un albero dal fusto schietto, radioso di rami, carico di foglie e piccoli frutti maturi. L’albero è coscienza in evoluzione, coscienza che si arricchisce con l’esperienza. Le sue radici sono nel Guru, infatti Nanak è “Mul” , radice: egli stesso è Mul Mantra. I fiumi scorrono a valle mentre l’albero si protende verso l’alto; possiamo leggere qui la tecnica fondamentale dello Yoga: l’energia vitale prana e l’energia di purificazione apana si uniscono per stimolare Mulhadara, il chakra della radice, la sede della Kundalini, perché questa ascenda lungo i centri sottili detti spinali.

Un piccolo pappagallo verde osserva da un ramo pronto a ripetere il canto dell’Amato Maestro e a seguire Nanak per la gioia dello stesso Guru. Sei tu, il piccolo devoto che si entusiasma e si commuove nella recitazione del Nome prezioso. L’uccellino bianco è la dimensione di Guaritore dell’Umanità di Nanak, mentre il pappagallino verde è la Sua dimensione compassionevole di fronte alle difficoltà dell’essere umano.

Il Guru indossa tre mala, i rosari di ventisette, cinquantaquattro o centotto perle. Un mala è nella sua mano e rappresenta il Guru che agisce come entità creativa, protettiva e di trasformazione: Hari, la Coscienza in azione. Dalla mano destra il mala poggia sul terreno perché la Shabad, la Parola, vivifica l’esistenza. Il rosario che è appoggiato sul turbante rappresenta l’imperturbabile, l’irremovibile, lo Shiva sul monte Kailash: La Coscienza assoluta, fonte radiante senza fine.

L’occhio del Guru contempla l’orizzonte, rivolto alla neutralità di una visione che comprende le tre qualità della vita, tamas, rajas e sattva; questa visione si rivolge al piano orizzontale dell’esistenza anche a sottolineare l’importanza di interagire con ogni momento dell’esistenza stessa. Il terzo rosario pende dal collo e va a descrivere e a decorare l’ “area” del cuore. Questo mala è fatto di perle più grandi di quello del turbante e il loro numero complessivo è doppio rispetto alle perle di quello che il Guru tiene nella mano. La presenza di un terzo fattore che unifica e dà un senso a due elementi opposti è sempre presente nella predicazione di Nanak: dal concetto di creatività universale, Ik Ong Kar, al tentativo di pacificare Islam e Induismo. Il cuore è l’azione saggia e cioè senza macchia, l’applicazione compassionevole del comando, l’Hukam del Guru.

Sul piede destro brilla un Sole: il marchio della Divinità, la purificante radianza che si irradia dai suoi passi, cioè dai suoi insegnamenti. Lo stesso Sole brilla intorno alla testa di Nanak ad indicare il destino di chi segue il Guru.

Per questo il devoto anela a posare le sue mani sui piedi del Guru, a realizzare il gesto del Guru Charan o Sat Guru Charan. Per fare ciò bisogna che il Guru sia a noi presente e questa presenza e questo incontro sono possibili tanto nella nostra psiche come nella vita stessa, purchè si agisca con spirito di devozione, umiltà, contemplazione e partecipazione.

Questa immagine ti parla, in essa c’è la bellezza e il mistero della Comunicazione. Utilizzala come Tratakam. Ponila ad una distanza di un metro e mezzo circa da te, con due candele accese ai lati. Fissa gli occhi di Nanak, rimani in silenzio e contempla. Puoi farlo prima di andare a dormire per undici minuti. Continua per quaranta giorni. Il tuo sonno cambierà, la tua veglia cambierà, la tua comunicazione e la tua stessa vita cambieranno.

Fonte: Hari Simran Singh Khalsa (http://www.yogasangat.it)
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L'Alba dell'Era dell'Acquario


Con l'avvento dell'Era dell'Acquario non abbiamo bisogno di nuove scelte, siamo inondati di scelte. Abbiamo bisogno di una elevata capacità di fare scelte.


L'Era dell'Acquario non è solo qualcosa che abbiamo iniziato a cantare negli anni sessanta ! E 'un periodo di tempo effettivamente misurabile. Si tratta di una era astrologica, cioè un periodo di tempo parallelo a cambiamenti importanti nello sviluppo della razza umana. Ogni era astrologica corrisponde grosso modo al tempo impiegato dall'equinozio di primavera per passare attraverso una delle dodici costellazioni dello zodiaco.

Quindi, come si inserisce l'Era dell'Acquario in tutto questo ? Ci vogliono oltre 2100 anni per il nostro Sistema Solare per viaggiare attraverso ciascuno dei segni o costellazioni.

Finora, l'umanità ha registrato eventi nell'era astrologica del Toro, che era il tempo di Adamo, seguita dall'Era dell'Ariete, quando Abramo fece la sua comparsa. Al tempo della salita al potere dell'impero romano, il nostro Sole entrava nella costellazione dei Pesci. E' stato in questa Era dei Pesci che Gesù è nato.

L'Età dell'Acquario è preannunciata nelle parole di Gesù' nel Vangelo dell'Acquario, "E poi l'uomo che porta la brocca camminerà avanti attraverso un arco del cielo; il segno e il sigillo del Figlio dell'Uomo starà nel cielo orientale. Il saggio allora eleverà le loro teste e saprà che la redenzione della Terra è vicina" (Il Vangelo Acquariano di Gesù il Cristo, di Levi H. Dowling)

Quando Yogi Bhajan arrivò in Occidente, l'Era dell'Acquario era già agli albori. Una nuova coscienza stava nascendo sulla Terra. Siamo ora nel periodo di 21 anni di cuspide (1991-2012), che è diviso in tre incrementi di 7 anni ciascuno e conduce all'arrivo effettivo dell'Era dell'Acquario nel 2012.

Yogi Bhajan spiegò già nel novembre del 1991, che questo periodo di transizione dai Pesci all'Acquario porterà uno scompiglio sempre maggiore e sconvolgimenti al pianeta. Tutto intorno a noi possiamo vedere i muri di incomprensione e di paura dell'Era dei Pesci che iniziano a sgretolarsi sotto il peso puro della coscienza superiore che si sta manifestando su questo pianeta. La vecchia Era dei Pesci è stata dominata dalle macchine e dalle gerarchie. La nuova Era dell' Acquario è governata dalla consapevolezza, dall'informazione e dall' energia. Yogi Bhajan ci disse: "Quello che ha funzionato in precedenza, non funziona adesso". E, "Niente può rimanere nascosto". Noi ora stiamo vedendo manifestarsi questo ogni giorno. Le persone si stanno svegliando. Per alcuni questo fa paura, per alcuni porta gioia. Con l'Era dell'Acquario che si avvicina, il contrasto tra coloro che vivono nella paura e coloro che vivono in amore diventa più evidente ogni giorno, perchè i due stati sono mutuamente esclusivi. Mentre sto scrivendo, siamo ora a meno di 1000 giorni di distanza dal vero inizio dell'Era dell'Acquario.

Per oltre 35 anni Yogi Bhajan ha dato la sua vita e la sua energia per formare gli insegnanti di Kundalini Yoga a condividere strumenti per l'ispirazione, per la guarigione, e per la consapevolezza personale di cui ha urgente bisogno l'umanità in questo critico tempo e spazio.

"Non abbiamo bisogno di nuove scelte. Siamo inondati di scelte. Abbiamo bisogno di una elevata capacità di fare scelte. Non abbiamo bisogno di ulteriori informazioni. Abbiamo bisogno della saggezza di utilizzare tutte le informazioni. Non abbiamo bisogno di un'altra religione. Abbiamo bisogno dell'esperienza di un Dharma (percorso spirituale) che crei l'allenamento spirituale per agire credibilmente sulle nostre convinzioni. La Shabd Guru (il suono maestro) è un particolare tipo di tecnologia che offre un contributo unico per sviluppare le potenzialità e gestire i problemi della Nuova Era - l'Era dell'Acquario. Nel corpo produce vitalità; nella complessità della mente, risveglia l'intelligenza, sviluppa la saggezza e l'intuizione; nel cuore stabilisce la compassione; nella coscienza di ogni persona costruisce la chiarezza per agire con integrità senza paura. L'Era dell'Acquario richiede l'esperienza personale e la capacità di agire. La Shabd Guru è disponibile per tutti. Tu non hai bisogno di cercare. Hai bisogno di praticare, di esperire, di incorporare e di esprimere ". (Yogi Bhajan)

Fonte: Shakti Parwha Kaur Khalsa e Guruka Singh Khalsa; Traduzione di Onkar Singh Roberto
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Trasformare una tragedia in un trionfo


Quando abbiamo di fronte delle sfide e delle avversità nella vita, la tendenza naturale è quella di cercare la sicurezza. Eppure la vita è una sequenza di sfide, ognuna con la sua propria sequenza di fallimenti o successi, tragedie o trionfi. E' la sfida che ci fa crescere, non il risultato.


Questo è un concetto importante da capire. La sfida viene a noi nella vita per farci crescere producendo un certo cambiamento nella psiche del singolo individuo. Una volta che il cambiamento si è verificato, la necessità della sfida è passata e le circostanze cambiano.

Quando non riusciamo ad alzarci per affrontare la sfida, allora stiamo ammettendo la sconfitta prima di combattere e ciò porta infelicità e depressione. Il modo in cui rispondiamo alla sfida fa' la differenza tra il migliorare noi stessi e il vivere con le nostre debolezze e fallimenti.

La vera sconfitta è la sconfitta del cuore. In effetti, usiamo l'espressione "prendere a cuore", dal momento che è nel cuore che lo spirito risiede. La vera vittoria quindi, è quando il cuore prevale e lo spirito non si piega. Quando il cuore prevale e lo spirito si solleva, chiunque può recuperare da qualsiasi situazione in qualsiasi momento, ma è una scelta consapevole farlo.

La capacità di riprendersi da una tragedia, una delusione, una perdita è sia un potere che un dono e, se gestita e controllata, è in grado di trasformare gli eventi principali della nostra vita in qualcosa che è positivo. Se accettiamo che la vita è crescita - crescita come individuo, crescita come essere spirituale, crescita in quanto evoluzione verso la saggezza - allora la capacità di trasformare la tragedia in trionfo è una componente essenziale che guida la nostra crescita.

Nella mia esperienza, forse l'episodio più fondamentale della mia vita fu la morte di mia figlia, Nav Jiwan Kaur, che morì nel 1981 all'età di sette anni e mezzo. Come giovane genitore non potevo immaginare timore più grande della perdita di una figlia, soprattutto una bambina brillante e bella come lei. Eppure quel giorno è venuto per noi. Non è possibile descrivere l'impatto di quella esperienza, sebbene nello shock solitario di quel momento vidi chiaramente che avevo due opzioni: avrei potuto accettarlo come volontà di Dio e fare un salto quantico nella mia coscienza, o potevo combatterlo, risentendomene e finendo vecchio e miserabile.

Due cose resero questa transizione possibile per me. Esse furono la guida del mio maestro spirituale, Yogi Bhajan, e il sostegno della comunità. Questi mi aiutarono in ogni modo: ispirandomi e sollevandomi, dandomi conforto e speranza e l'opportunità di tirare fuori il meglio di me stesso. Infatti, attraverso l'intero processo ho trovato molte opportunità di confortare ed elevare altri che piangevano la loro perdita ed erano rimasti intrappolati in quel dolore. Era iniziato con il mio Maestro, che non mi permetteva di deprimermi, non mi permetteva di sentirmi sconfitto per quella tragedia. Mi incoraggiava a cantare per la sua anima, per aiutarla nel suo cammino verso Dio e in questo modo sono stato in grado di trascendere il mio dolore, in modo che la mia vita è cambiata. Così impegnato ero per la sua transizione e così concentrato sulla riuscita, che la depressione e la sconfitta non hanno potuto esserci.

Il potere di trasformazione della Sadhana

La volontà di superare le avversità deve essere coltivata. Noi tutti vogliamo vivere felici e contenti, ma la realtà della vita giorno per giorno ci può schiacciare se noi glielo permettiamo. Sono in grado di raccontare di molte volte nella mia vita quando semplicemente concedevo e permettevo che le circostanze mi sconfiggessero. Ho sempre odiato questo aspetto di me, ma è stato faticoso superarlo. Così, chiesi a Yogi Bhajan una meditazione che avrei potuto fare per i 40 giorni precedenti ad un mio compleanno, qualcosa che mi avrebbe aiutato a sviluppare la capacità di affrontare le avversità in maniera più efficace.

Mi aspettavo che mi avrebbe dato qualcosa da fare per 31 minuti al giorno al massimo. Dopo tutto, dovevo occuparmi della Akal Security ed ero un ragazzo molto impegnato. Ciò che mi diede invece, era una meditazione da fare per tre ore al giorno ! E dopo 40 giorni mi disse di non di smettere. Mi diede altre meditazioni, e le praticai tutte fedelmente. Eppure, ancora non capivo che stavo dando alla sconfitta la licenza per guidare la mia psiche. Questo era il cambiamento che avevo bisogno di fare.

E alla fine le cose cambiarono. Diversi anni dopo l'inizio di quelle meditazioni, ho cominciato a fare Sat Kriya (guarda video su Youtube: http://youtu.be/XwYoXVPFa5U?hd=1) per due ore e mezza al giorno. Yogi Bhajan me l'aveva suggerita molte volte, ma ero sempre riuscito ad evitarla. Infine, ho avuto l'ispirazione per farla e l'esperienza è stata di trasformazione. Iniziai con un'ora al giorno e ogni settimana aggiungevo mezz'ora fino a quando arrivai a due ore e mezza. È interessante notare, che non è stato doloroso. Dopo poco tempo entrai in una scanalatura in cui scorreva l'energia, e lì rimasi. L'ho praticata per circa sei mesi, facendo le due ore e mezza al giorno in una sola seduta. Le circostanze cambiarono e la mia presenza cambiò.

Ora, devo mantenere la mia sadhana, la mia pratica spirituale quotidiana e cerco di non lasciar passare un solo giorno in cui io non faccio Sat Kriya. Eppure, non sto suggerendo che uno ha bisogno di meditare per ore o fare queste lunghe kriya. Ma, visto che sono un tipo che impara lentamente, era l'unica cosa che ha funzionato per me. Qualcosa in me si è aperto. L'energia che ho generato e che ho esercitato ha sovrastato la spinta della sconfitta. Qualcosa è cambiato nella mia psiche e ho scelto di non dare più spazio agli effetti delle avversità.

L'impatto delle avversità può alterare la vita. La morte di una persona cara, la perdita dell'amore come il divorzio o la rottura di un rapporto, la mancanza di successo o la perdita finanziaria, o l'impatto di un disastro sono fin troppo reali e ci impattano spesso. E spesso, queste cose arrivano senza preavviso, quindi non c'è un vero modo per prepararsi. Eppure, ho trovato che con una sadhana costante e consapevole della mia tendenza a cedere alla sconfitta, che credo sia semplicemente un modo di vedere le circostanze della mia vita, sono stato in grado di fare la mia strada attraverso numerose delusioni e momenti di avversità.

La scelta della Vittoria

Ed è qui che la proiezione della mente fa la differenza. Proiezione positiva non significa necessariamente che le circostanze difficili o deludenti non si presenteranno. Queste cose verranno come parte del flusso continuo della vita. Non c'è mai stata una mente più positiva di quella di Guru Gobind Singh, il decimo Guru Sikh. Le circostanze che ha dovuto affrontare sono state terribili, ma aveva la capacità di penetrare attraverso tali circostanze con la proiezione della sua mente. E così noi dobbiamo fare. Dobbiamo solo scegliere di usarla.

E questo, credo, è la chiave. Tutte queste emozioni sono intorno a noi e in noi tutto il tempo; la capacità di essere elevati come si può essere o di essere meschini come si può essere è sempre lì. E' questione di quello a cui noi diamo spazio. Se dò spazio alla mia sconfitta essa si stabilizzerà e diverrà confortevole. Come un inquilino inadempiente, la sconfitta non si muove per proprio conto, quindi deve essere sfrattata. Se sta occupando lo spazio, allora non c'è spazio per la contentezza. Tuttavia, se sfratto la sconfitta e lascio che la mia vittoria prevalga ... bene, tu vedi dove ciò sta accadendo.

La vittoria sulla mente è la sfida. Il flusso della mente è come quello dell'acqua. Essa prima si depositerà nei punti bassi, poi si diffonderà in ogni zona dove non c'è argine a trattenerla. E poi la nostra mente farà la fine di New Orleans dopo l'uragano Katrina. Ma se posso controllare il flusso della mia mente, so che la mia capacità di prevalere in ogni situazione non può essere compromessa. Quindi, le avversità possono portare la crescita personale, la trasformazione e l'elevazione verso lo spirito.

Sono convinto che la vittoria sulla mente inizia con la Sadhana, una forte pratica quotidiana devozionale. E 'qui che l'energia per prevalere è generata. Personalmente ho trovato Sat Kriya essere essenziale per la mia sopravvivenza e la raccomando a chiunque. E' anche importante socializzare e stare con la gente nei momenti in cui sei giù. Non dimenticherò mai come la comunità mi ha dato la forza per superare la morte di Nav Jiwan Kaur e io gliene sarò per sempre grato.

Il guerriero vittorioso è colui che affronta ogni situazione, ogni sfida, ogni nemico con la proiezione mentale e l'impegno del cuore che sarà vittorioso e il nemico sarà sconfitto; che qualunque siano le circostanze, egli sarà all'altezza della situazione e farà del suo meglio. Poi, lascia i risultati nelle mani di Dio.

In campo militare, i soldati sono addestrati per rispondere a un agguato, affrontandolo: rispondendo al fuoco immediatamente, riparandosi e valutando l'agguato, poi attaccando e lottando. La vita è allo stesso modo. Quando sei attaccato nel tempo e nello spazio, rispondi subito.

In verità non abbiamo alcun controllo sul risultato delle cose. Abbiamo soltanto il controllo su noi stessi e su come rispondiamo alla situazione che abbiamo di fronte. Se riesco a controllare la paura, la mia insicurezza, la mia tendenza a rifuggire da ciò che dovrei fare, allora quale potere c'è che mi può sconfiggere ? Ho già vinto. Quando le sfide arrivano, una persona superiore risponderà piuttosto che reagire. La maggiore possibilità di successo è quando si agisce per rispondere alla sfida.

La Sfida come Benedizione

Come esseri spirituali, siamo orientati alla crescita, il che significa che le circostanze della vita cambieranno e come risponderemo a queste circostanze cambierà. Io non intendo dire che non si può crescere spiritualmente senza disastri e tragedie, ma credo che non possiamo crescere senza essere sfidati. Le sfide si presentano in varie forme, ma verranno sempre. Noi saremo sfidati nel tempo, dalle circostanze, dalle nostre frustrazioni e limiti, e se siamo veramente benedetti, dal nostro Maestro. Ho la fortuna di essere stato un allievo di un grande maestro, Yogi Bhajan, che aldilà del suo amore per me e del suo desiderio profondo per me di eccellere, mi ha sfidato e testato ripetutamente.

Sono grato per queste sfide, perché mi hanno aiutato ad affrontare le difficili e in continua evoluzione circostanze della mia vita. Non c'è stata alcuna area della mia vita che non mi ha spinto in un modo, tirandomi dall'altro, e molte, molte volte mi ha fatto inciampare e cadere. Penso che era a quei tempi, quando ero giù, depresso e sconfitto, che sono cresciuto di più. Il motivo, credo, è perché quando la pressione di tempo e spazio è sopra di noi, dobbiamo esercitare una forza che non solo è uguale a quella pressione, ma più grande di quella, in modo che possiamo attraversare e andare oltre la situazione . Facendo ciò, si cambia il paradigma e la necessità per il test passa. Come Yogi Bhajan ha insegnato nei suoi cinque Sutra dell'Era dell'Acquario: quando il tempo è su di voi, partite, e la pressione svanirà.

Eroi sono coloro che, prima di affrontare un nemico o di porsi di fronte al pericolo, in primo luogo superano il loro istinto di autoprotezione scegliendo di combattere piuttosto che fuggire. E 'il primo passo per la vittoria, il primo passo verso il successo e il primo passo per portare se stessi fuori dai guai. Qui sta il vero atto di coraggio, non con l' atto in sè ma con lo sforzo cosciente di tentare l'impresa. E 'nel tentativo di padroneggiare la cosa che otteniamo il controllo di noi stessi, quindi del nostro ambiente. Le altre realizzazioni sono secondarie.

La proiezione positiva è penetrare attraverso la situazione, sia dentro che fuori. Noi proiettiamo all'interno per toccare la nostra natura regale, il nostro coraggio e l'essenza, e poi proiettiamo di fuori, attraverso la situazione, in modo da mantenere la nostra prospettiva, senza perdere la nostra strada. Questo è ciò che il pensiero positivo è. La mia identità è essere contento. La mia identità è mantenere la mia stabilità e la mia dignità, non importa quali siano le circostanze intorno a me. La mia identità è quella di prevalere con la mia divinità in ogni momento. E questo, io credo, è ciò che costituisce la vittoria.

Fonte: Gurutej Singh Khalsa; Traduzione di Onkar Singh Roberto
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Le Contrazioni del Corpo applicate nel Kundalini Yoga (Bandh)


Le bandh, o contrazioni del corpo, dirigono prana e apana, l'energia generatrice e quella di eliminazione, durante la pratica del Kundalini Yoga come insegnato da Yogi Bhajan. (Per un'ampia raccolta di pubblicazioni sul Kundalini Yoga acquistabili online clicca qui)


La fusione di queste due energie apre il flusso di energia all'interno del canale energetico centrale lungo la spina dorsale, sushmuna, e risveglia dolcemente l'energia Kundalini in maniera controllata. Con la continua e approfondita pratica delle bandh, i sistemi del corpo sono puliti, ristorati e perfezionati grazie alla circolazione dell' energia kundalini.

La funzione primaria delle bandh, o contrazioni del corpo, è quella di creare la forza interna per tenere aperto sushmuna e, allo stesso tempo, creare una pressione idraulica che incoraggi l'energia a muoversi liberamente all'interno di questo canale.

Sushmuna è un canale spirituale, ma la sua controparte fisica è la spina dorsale. E' di primaria importanza mantenere l'integrità e l'allineamento della colonna vertebrale in modo che questo canale possa restare aperto. Le bandh non sono solo misure forti utilizzate occasionalmente per creare un impulso di energia, ma sono anche sottili contrazioni interne che possono essere applicate in modo coerente per tenere la spina dorsale nel corretto allineamento.

Attraverso l'utilizzo di uno o più bandh possiamo consapevolmente costruire una struttura interna che crea e sostiene il corretto allineamento della colonna vertebrale per qualsiasi postura si voglia assumere. Con una corretta strutturazione interna delle bandh, il nostro allineamento posturale utilizza solo i muscoli più appropriati per tenere la posizione e questo consente di rilasciare inutili tensioni nel resto del corpo.

Queste tecniche consolidano gli effetti della pratica del Kundalini Yoga e dirigono il prana nel canale fisico ed energetico al fine di promuovere la guarigione, la energizzazione e il rafforzamento di tutto l'essere umano.

Contrazione del Collo (Jalandhar Bandh) 
Cosa è: Jalandhar Bandh è la contrazione fondamentale e più generalmente applicata. Essa regola il movimento grossolano e sottile nella parte superiore del corpo.
Come fare: Sollevare il torace e lo sterno verso l'alto mentre si allunga la parte posteriore del collo tirando il mento all'indietro. Il collo, la gola e il viso rimangono rilassati.
Quando applicarla: durante tutti i canti di meditazione e con il pranayama. Utilizzabile sia in apnea positiva che negativa.
Perché applicarla: concentra le secrezioni del sistema ghiandolare, aumentando così la loro interconnessione. Regola la pressione sanguigna. Riduce al minimo le distrazioni esterne. Sigilla l'energia nel tronco cerebrale e nel Centro della Luna (il mento). Dirige l'energia pranica nel canale centrale, calmando il cuore.

Contrazione della Radice (Mulbandh)
Cosa è: Mulbandh è come un blocco idraulico alla base della spina dorsale. Coordina, stimola e bilancia le energie coinvolte con il retto, gli organi sessuali e il punto dell'ombelico (vale a dire i tre chakra inferiori).
Come fare: tre azioni sono applicate insieme in un liscio, rapido, movimento fluente. In primo luogo, tenere contratti i muscoli intorno all'ano. Poi tenere contratti i muscoli intorno dell'organo sessuale (come per fermare il flusso di urina). Infine, contrarre i muscoli del basso addome e il punto di ombelico verso la colonna vertebrale.
Quando applicarla: applicata spesso al termine di un esercizio. A volte applicata - continuamente o ritmicamente - in tutto una meditazione o un esercizio fisico. Utilizzabile sia in apnea positiva che negativa. Le donne in fase mestruale non dovrebbero eseguire Mulbandh.
Perché applicarla: cristallizza l'effetto di un esercizio. Miscela prana e apana al centro dell'ombelico che, mescolati, aprono l'ingresso di sushmuna per il fluire dell'energia lungo la spina dorsale. Stimola il corretto flusso del liquido spinale.

Contrazione del Diaframma (Uddiyana Bandh)
Cosa è: Uddiyana Bandh integra verticalmente le emozioni, l'energia pranica e le funzioni che si verificano sopra e sotto il diaframma. La tensione in questo muscolo - e le emozioni che vi si accumulano - può rendere questa contrazione più difficile da effettuare.
Come fare: Inspirare, poi espirare completamente. Tirare l'intera regione addominale in alto e indietro verso la colonna vertebrale. Il punto ombelico non è contratto, anche se esso si sposterà verso l'alto. Sollevare il torace mentre si preme leggermente la parte inferiore della colonna vertebrale in avanti. Quando è eseguita correttamente, l'incavo alla base della parte anteriore della gola si accentua. Mantenere la posizione da 10 a 60 secondi senza sforzo. Poi rilassare l'addome, inspirando gradualmente senza rilasciare la contrazione o alzando il mento.
Per molte persone è più facile praticare questa contrazione in posizione eretta. Con le gambe divaricate della stessa larghezza delle spalle, piegarsi leggermente in avanti, mani sulle ginocchia e schiena dritta. Sollevando il petto leggermente, applicare la contrazione.
Quando applicarla: a stomaco vuoto. Utilizzabile sono in apnea negativa (dopo aver esalato completamente).
Perché applicarla: massaggia gli intestini e il muscolo cardiaco. Stimola la disintossicazione, promuove la giovinezza. Rafforza l'elemento fuoco, il Terzo Chakra, e apre il Chakra del cuore, con conseguente aumento di bontà, compassione e pazienza.

La Grande Contrazione (Mahabandh)
Cosa è: Mahabandh è parte dell'infrastruttura centrale del Kundalini Yoga.
Come fare: Con il fiato sospeso fuori, si applicano tutte e tre le contrazioni (collo, diaframma, e radice) contemporaneamente.
Quando applicarla: a stomaco vuoto. Utilizzabile solo in apnea negativa. Realizzata in varie posizioni e con diverse mudra (posizione delle mani).
Perché applicarla: ringiovanisce le ghiandole, i nervi e i chakra. Si dice che curi molte malattie come la pressione sanguigna impropria, i crampi mestruali, l'irregolarità intestinale, e altro ancora.

N.B.: Le informazioni contenute provengono da una antica tradizione yogica. Nulla deve essere interpretato come consulenza medica. Verificate sempre col vostro medico personale l'applicabilità di tali tecniche in relazione al vostro stato di salute.

Fonte: 3HO; Traduzione di Onkar Singh Roberto
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La tecnologia spirituale del Turbante


Dal tempo del primo maestro Sikh, Guru Nanak, indossare un turbante era parte del percorso spirituale unico che sarebbe diventato il Sikh Dharma. Guru Nanak stesso, portava un turbante e chiese ai suoi studenti di fare altrettanto. Per migliaia di anni, in molte diverse tradizioni spirituali, il turbante ha servito uno scopo unico e universale. Assistere una persona ad esperire, integrare e mantenere la sua coscienza più elevata per tutto il giorno.


Come funziona il turbante ? La parte superiore della testa, il luogo dove i bambini hanno il loro "punto debole", è chiamato il Decimo Cancello. Dal punto di vista dello yoga, è anche conosciuto come il chakra della corona. Migliaia di anni fa, yogi e ricercatori spirituali hanno scoperto che i capelli sulla sommità della testa proteggono il Decimo Cancello dal Sole e dalle intemperie. Inoltre, i capelli si comportano come antenne, canalizzando l'energia e la forza vitale del Sole nel corpo e nel cervello.

Per amplificare l'effetto, i ricercatori spirituali attorcigliano o annodano i capelli sul Decimo Cancello - anche chiamato il centro solare della testa. Negli uomini, il centro solare si trova sulla sommità del capo nella parte anteriore (fontanella anteriore). Le donne hanno due centri solari: uno è al centro del chakra della corona, l'altro è sulla sommità della testa verso la parte posteriore (fontanella posteriore). Per uomini e donne, avvolgere o annodare i capelli sui centri solari serve a concentrare l'energia solare e aiuta a mantenere una vibrazione spirituale per tutto il giorno.

Questo nodo sui capelli (noto come il joora) è tradizionalmente chiamato il nodo "rishi". Nei tempi antichi, un rishi era uno che aveva la capacità di controllare il flusso di energia e di prana nel corpo. Un "Maharishi" è stato qualcuno che poteva regolare il flusso di energia nel corpo, meditativamente e a comando. Il nodo rishi assiste nella canalizzazione dell' energia in meditazione (Naam Simran). Se ci si taglia i capelli, non ci può essere un nodo rishi. Dandoci il nodo rishi e il turbante, i Maestri Sikh hanno condiviso una tecnologia molto antica di come una persona comune può sviluppare la capacità di un rishi.

Il passo successivo, dopo un nodo rishi, è quello di mettere su un turbante. Il turbante copre i capelli lunghi e attorcigliati. La pressione del tessuto avvolge e mantiene le 26 ossa della testa a posto e attiva i punti di pressione sulla fronte che tengono una persona calma e rilassata. Il turbante copre le tempie, in quanto si dice che serva a proteggere una persona dalla negatività mentale o psichica di altre persone. La pressione del turbante cambia anche il modello di flusso di sangue al cervello. Quando si legano i capelli e si avvolge il turbante intorno ad essi, tutte le parti del cranio sono tirate e sostenute. Si percepisce la chiarezza e la prontezza per affrontare la giornata e per quello che può venire a te dallo Sconosciuto.

L'energia divina che governa l'universo e guida la nostra vita è in gran parte a noi sconosciuta. Vivere con la consapevolezza di questa energia divina dentro di sé e dell'intero creato ci permette di vivere il nostro potenziale più alto. Indossare il turbante ci aiuta a fare esperienza di questa Divina Energia e a ricordare che c'è qualcosa di più grande di quello che sappiamo. Si tratta di una pratica spirituale dove noi prendiamo la più alta parte e più visibile di noi stessi e mostriamo che essa appartiene al Creatore. Indossare il turbante aiuta anche a coltivare un senso di resa al Divino.

Il turbante è dono del Guru per noi. E' quanto incoroniamo noi stessi in qualità di persone della Coscienza Universale che siedono sul trono dell'impegno verso il Sè elevato. Per uomini e donne, questa identità proiettiva trasmette regalità, la grazia e l'unicità. Si tratta di un segnale per gli altri che viviamo nell' immagine dell' Infinito e siamo dedicati a servire tutti. Il turbante rappresenta l'impegno completo.

Fonte: Sikh Dharma International

In questo breve filmato Keher Kaur mostra come indossare il turbante

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