A volte accade in Posizione del Cadavere


Ecco la testimonianza, profonda e diretta, dell'esperienza vissuta da un praticante di Kundalini Yoga del Centro Yoga Sat Nam, durante una fase di rilassamento. Lì, dove gli effetti della pratica si dispiegano, si possono vivere momenti di autentica Consapevolezza: 



La visione si forma nella mia mente, mentre scendo nel profondo della fase di rilassamento, in Posizione del Cadavere. Sono seduto nello scompartimento di un treno. Già, a pensarci non esistono più i treni con gli scompartimenti, sono un ricordo nel ricordo, un sogno nel sogno.


Sono seduto e guardo fuori, come facevo spesso, nel trascorrere pigro del tempo sul treno, nel ritmo cadenzato dei suoni meccanici, delle ondulazioni pesanti. Guardo fuori dal finestrino ma non c’è paesaggio, almeno non paesaggio esterno, non campi o masserie, né boschi e caseggiati.

I pensieri. I miei pensieri scorrono sul finestrino, come sullo schermo di un cinema. Io sono l’osservatore. Penso a Tolle: ho fatto un passo indietro rispetto ai miei pensieri. Ora li vedo scorrere. Io non sono i miei pensieri. Me lo ripeto come un mantra, spesso. Specie quando i pensieri sono pozzi neri. Riempiti dalla notte che incalza rapida in questo novembre pesante, che non trova una radura su cui rilassare le sue gigantesche ali. I miei pensieri sul finestrino. Io seduto.

Appare un vecchio saggio di fronte a me. Un compagno di viaggio è seduto con me nello scompartimento. So che la sua saggezza è infinita. So che può aiutarmi, che è più grande di me. Lo guardo, cerco di attribuirgli un volto. Ma non ci riesco. Apro gli occhi, fisso per qualche attimo la foto di Yogi Bhajan, appesa sulla parete della sala Yoga.

Si è lui il vecchio saggio di fronte a me, gli occhi neri più profondi della notte. Ma lui interviene, mi interrompe, in questo pensare del pensare. Mi dice: "Anche io sono te. Tu sei i pensieri, sei l’osservatore, e sei il vecchio saggio che guarda te fare un passo indietro rispetto ai tuoi pensieri". Il treno va ancora.

Uscirò mai da questo flusso, potrò mai staccarmi dalla sofferenza ? Sento la voce dell’insegnante: "Risvegliate con dolcezza il vostro corpo". Il mio è pesantissimo, fermo come una roccia, come precipitato nel fondo dell’abisso aperto nel mio animo. Mi muovo. Sono tornato. Sono qui. Ora.

Lucio Macchia
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